“La parrucchiera dell’imperatrice” di Franca De Angelis, regia di Anna Cianca, con Tiziana Sensi. Al teatro Tordinona
Sul corpo di Sissi
Ci potrebbe essere una relazione sotterranea fra gli attacchi indegni subiti da Giorgia Meloni che, intervistata sabato scorso durante il Family Day al Circo Massimo, ha annunciato di aspettare un bambino e il monologo interpretato da Tiziana Sensi in scena al teatro Tordinona, La parrucchiera dell’imperatrice ossia la vera storia della principessa Sissi di Franca De Angelis. E questa relazione è il corpo, in ispecie il corpo della donna. Le volgarità che la Meloni ha subito dalla rete sono state violente al punto da non essere più ascrivibili alle idee politiche e sociali da essa professate ma alla gravidanza stessa, al fatto che quel corpo femminile osasse impegnarsi nel processo naturale di generazione. In mezzo a una tale valanga di insulti, un soggetto che non può concepire, Vladimir Luxuria, ha mandato alla Meloni l’augurio di “figli trans”. Che è un po’ come augurare a Luxuria di adottare un futuro maresciallo dei carabinieri. C’è per caso una differenza di diritti e dignità fra un trans e un maresciallo dei carabinieri? Luxuria è uno di quelli che hanno contribuito alla rovina della sinistra, la quale lo ha appoggiato e mandato in Parlamento, condannandosi a perdere il sostegno dei veri emarginati dell’attuale finta democrazia: gli eterosessuali, laici o cattolici, e in generale chi la pensa diversamente dalla cosiddetta “minoranza”, ai quali viene negato il diritto alla parola nel discorso pubblico con lo strumento del linciaggio mediatico. Ma questa è un’altra storia.
Il punto è il corpo, inteso come pura manifestazione biologica quindi despiritualizzata. Al teatro Tordinona, la manifestazione biologica dell’imperatrice Sissi viene ricordata dalla parrucchiera monologante interpretata da Tiziana Sensi come dedita agli amori saffici. Vero o non vero (gli storici non sono riusciti a chiarire la questione), la domanda è: nello spettacolo, questa presunta omosessualità è importante, illumina di senso la figura di Elisabetta d’Austria, spiega qualcosa di necessario a capire un’anima così complessa? Perché se in un corpo non si trova l’anima, o come la si vuol chiamare, tutto è semplice biologia di un automa cellulare che si muove per impulsi elettrici neuronali. Può darsi che sia così, ma c’è chi legittimamente e razionalmente rifiuta di pensare che il destino dell’uomo sia un istante di luce (elettrica) fra due oscurità eterne. Il teatro in fondo parla soltanto di questo, di ciò che delle anime fanno con i corpi degli attori. E spesso anche di ciò che hanno combinato prima della rappresentazione, quando ancora il corpo dell’attore non è entrato in scena. Nel caso dello spettacolo, il corpo di Tiziana Sensi c’è, ossia ci sono gli occhi della parrucchiera ma l’anima di Sissi molto meno. Ed è quella che interessa, altrimenti non ci sarebbe ragione di osservarla e raccontarla. Qui sta un malinteso: il testo è un esempio di Storia, la grande storia, vista dal buco della serratura. Si sono avuti la cameriera della Callas e la fantesca di Leonardo Da Vinci e se avrà un po’ d’ironia qualcuno prima o poi racconterà lle avventure dello spulciatore della barba di Rasputin. Trattasi di poesia della piccola gente che per le misteriose vie della vita si trova a stretto contatto con i grandi. Ma chi è il protagonista, il personaggio che non c’è o quello in scena? L’imperatrice d’Austria o la parrucchiera Fanny Angerer? Senza offendere le parrucchiere, anche la migliore di loro scompare di fronte a Sissi.
Il malinteso non è risolto dallo spettacolo (diretto da Anna Cianca) che va contro se stesso nel tentativo di far diventare Fanny un grande personaggio. Ma siccome non lo è, allora Tiziana Sensi carica la sua prova di una enorme quantità di piccole azioni, non sta un attimo ferma, mette le scarpe, toglie le scarpe, si alza, si sdraia, si siede, manovra dei cubi bianchi, li allinea, li sposta, corre, salta, cammina. Nella maggior parte dei casi non si vede una ragione precisa a questa nevicata di movimenti, salvo la necessità di dare appunto corpo, peso, alla parrucchiera. L’anima del personaggio viene sostituita dal corpo dell’attrice che invece sarebbe strumento di un’idea e non l’idea. In questo senso si tratta di teatro contemporaneo perché si affida esageratamente al corpo.
Vero che il teatro regge lo specchio alla natura. Alla natura di una società che ha fatto del corpo il centro dei suoi interessi e in cui si pratica lo stupro mediatico contro la Meloni perché il suo corpo, divenuto oggetto pubblico, sta facendo ciò che un pericoloso moralismo fintamente progressista censura: mettere al mondo un’anima.