“Pirandello segreto” di Maricla Boggio, con Ennio Coltorti anche regista e Laura Lena Forgia. Al teatro Arcobaleno di Roma
Il destino di un italiano
Ci vuole coraggio ad affidare a una debuttante il ruolo di Marta Abba, una delle maggiori attrici italiane del Novecento. Non s’immaginano gli strali di interpreti più navigate nel caso la prescelta sbagli. Evidentemente Ennio Coltorti, regista di Pirandello segreto al teatro Arcobaleno di Roma e protagonista nel ruolo del titolo, sapeva quel che faceva. Laura Lena Forgia, showgirl e attrice di cinema e televisione, esce dalla sua prima prova teatrale con onore. Peccati veniali che appartengono alla norma degli inizi alcune sue esitazioni, non molto visibili in verità, e qualche irrigidimento nei passaggi in cui deve caricare il personaggio, dargli maggiore intensità e passionalità (ci vuole esperienza per spingere restando morbidi e naturali).
Storia dei rapporti assai complessi e un po’ misteriosi fra il drammaturgo siciliano e l’attrice milanese, il testo scritto da Maricla Boggio è stato messo in scena per la prima volta da Coltorti nel 2004 ad Agrigento davanti alla casa natale di Pirandello in occasione del premio Caos. Laddove qualche anno prima un’altra famosa interprete novecentesca, Paola Borboni, che anche fu attrice pirandelliana (ma non musa, con sua stizza), disse che “di Marta Abba ne ho abba… stanza”. Al di là delle rivalità fra prime donne, lo spettacolo mostra la Abba come persona e come attrice ma non distingue i due aspetti, i quali in un artista formano un’unica manifestazione dell’individuo. Si capisce da un dettaglio che un senso dello spettacolo può essere individuato nell’indistinzione fra vita e arte: in Nostra dea, prima interpretazione pirandelliana della signora e grande successo, la protagonista si cambia spesso d’abito e ad ogni volta anche di personalità. Sulla scena del teatro Arcobaleno, un paravento permette alla Forgia di cambiarsi a più riprese seguendo idealmente il personaggio nei vari episodi della sua vita. Un bel lavoro della costumista Annalisa Di Piero.
Lo spettacolo non è una biografia teatrale di Pirandello, né di Marta Abba, è una ricostruzione attraverso il loro epistolario della relazione sentimentale ed artistica che li ha uniti. Coltorti offre del drammaturgo l’immagine d’un uomo tormentato, indubbiamente di gran successo eppure mai soddisfatto, un signore infelice che il premio Nobel nel ’34 non appaga, come se la vita fosse sempre incompiuta sia nelle sue giornate che nel suo termine, inconclusa come l’ultimo dramma, I giganti della montagna, privato dalla morte dell’ultimo atto.
Lo spettacolo ripercorre un mondo di viaggi dell’uno e dell’altra, Berlino, Parigi, Londra, New York, e di spettacoli, Questa sera si recita a soggetto, L’ignota, Trovarsi che lascia i critici perplessi. Lei ambisce a un teatro d’arte, lui va da Mussolini a palazzo Venezia con il progetto di fondare i teatri regionali, poi viene invitato a colazione dal gerarca fascista Giuseppe Bottai e del progetto non se ne fa nulla. Clientelismo, menefreghismo, meschinità dei politici, anche Pirandello subisce il destino di un italiano. Ennio Coltorti fa questo personaggio dolente con la partecipazione e l’adesione di chi riconosce la sofferenza dell’uomo di teatro in un’Italia che ignora l’artista in vita e lo glorifica da morto. Nessuno può essere Molière o Shakespeare fra le Alpi e Lampedusa se non è prima defunto.
Resta al centro del dramma l’enigmatico sentimento che lega Pirandello e Marta Abba, non soltanto amore e stima, ma dissidi, dolori, lontananze, ognuno in cerca dell’altro, del senso della vita e di qualcosa che si ignora, di se stessi forse.