“La dolce ala della giovinezza” di Tennessee Williams. Regia di Pier Luigi Pizzi, con Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni. Al Quirino di Roma
La dolce ala della pesantezza
Alla fine di questa rappresentazione al Qurino di Roma de La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams diretta da Pier Luigi Pizzi (suoi anche scene e costumi), ci si chiede perché, ma perché?, ciacciare nel testo di un autore importante del Novecento e tagliarlo e amputarlo? Adesso il dramma è diventato La dolce ala della pesantezza.
Perché credersi più bravi di Williams fino a cambiare persino il finale dopo avere soppresso ruoli, cancellato dialoghi, modificato lo stesso significato dell’opera? Se il dramma non piace al punto da sventrarlo, non si faccia la fatica di metterlo in scena. L’epilogo originale è il seguente: Boss Finley, il politico corrotto della città di St. Cloud, vuole vendicarsi di Chance Wayne che è andato a letto con sua figlia Heavenly e le ha trasmesso una malattia venerea. Decide di farlo castrare. Invece di squagliarsela, il giovane resta in città ed implicitamente si consegna alla spaventosa punizione. Questo è Williams. Nella versione messa in scena da Pizzi invece, il pubblico ha diritto a un pistolotto finale di Chance accasciato ai piedi del letto a chiagnere sulla giovinezza che finisce. Niente castrazione: forse è diventata un argomento politicamente scorretto. Subito bruciare gli scritti di Origene e le lettere di Abelardo ed Eloisa. La distruzione del finale scritto dall’autore è solo la più grave delle varie mutilazioni procurate al testo.
Il ruolo di Chance è affidato a Gabriele Anagni, mandato in giro a torso nudo da Pizzi per più di mezzo spettacolo senza ragione apparente. L’attore si dimostra, almeno in questa circostanza, privo di ritmo, monotonale, mancante di quel po’ di personalità necessaria a dare un’impronta al personaggio. Eppure molte possibilità offrirebbe il Chance di Williams, figura tragica dell’America hollywoodiana anni Cinquanta. Ecco la trametta del dramma ripresa da un aspetto stimolante e conciso rintracciabile nel lavoro del regista, gli appunti: “Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine nelle braccia di un gigolò, giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato ad una triste fine”. Non la stessa pensata dall’autore.
Elena Sofia Ricci nel ruolo di Alexandra offre qualche piccolo palpito di recitazione: segni di vita su parte. Gli altri in scena sono: Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale, Marco Fanizzi.