“Niente è come sembra”, testo di Rosario Galli, regia di Gabriele Galli, con Sara Sartini e Valentina De Giovanni al teatro Ambra alla Garbatella
Reperto di un teatro scomparso
Buongiorno gentili radioascoltatori, oggi è mercoledì 11 dicembre 2115, sono le 7,30 del mattino e il tempo sulla Capitale si annuncia variabile con una perturbazione atlantica in arrivo sul Mediterraneo settentrionale. Passiamo alle notizie: un importante reperto archeologico è stato rinvenuto nell’area del cantiere su cui sorgerà la stazione dei nuovi autobus ad aria compressa, i cosiddetti petobus che dovrebbero risolvere il secolare problema del trasporto pubblico romano. Il reperto è un video risalente al 2015, esattamente cento anni fa, che gli esperti hanno già visionato. Si tratta del filmato di uno spettacolo teatrale che andò in scena alll’Ambra alla Garbatella, una sala che sorgeva sull’allora piazza Giovanni da Triora, da qualche mese ribattezzata piazza Matteo Renzi tra le proteste, come si ricorderà, degli abitanti del quartiere.
Lo spettacolo registrato nel video si intitolava Niente è come sembra e andò in scena per la prima volta il 10 dicembre 2015. In aiuto degli archeologi sono stati chiamati alcuni esperti di storia del teatro della soprintendenza dei beni spettacolari, i quali hanno stabilito che si trattava di una commedia a due personaggi, scritta da un commediografo di quegli anni, Rosario Galli, e messa in scena da suo figlio Gabriele Galli. Gli esperti ritengono che il ritrovamento sia piuttosto interessante perché testimonia della situazione della scena italiana nei primi anni del XXI secolo. Nella scheda da loro compilata che abbiamo ottenuto in via esclusiva si legge: “È la storia di due ragazze, Luna e Maya, interpretate da attrici di cui i titoli di testa della registrazione riportano il nome, Sara Sartini e Valentina De Giovanni, che vanno a letto insieme. Una commedia che si inserisce nel quadro della moda dilagante nei teatri di quei tempi di rappresentare testi incentrati sul tema dell’omosessualità. La particolarità in questo caso è che si parla di omosessualità femminile, caso raro in un periodo storico di forte maschilismo gay. La drammaturgia, alquanto sconclusionata e irrisolta, riposa su uno psicologismo di maniera e disegna caratteri fragili e incompiuti di donne nevrotiche e insicure che vivono nello stesso appartamento. Luna è una mangiatrice di uomini, o sedicente tale, prevaricatrice, aggressiva e sboccata, mentre Maya è impacciata e timorosa fino alla pavidità e al servilismo. L’evoluzione dei personaggi è improbabile, affidata a un pretesto inconsistente. I ruoli si ribalteranno senza che si capisca bene come e perché: Maya diventerà una donna sicura di sé, Luna si sgretolerà in una debolezza caratteriale giustificata soprattutto dalla debolezza della drammaturgia.
Dal filmato si denota una regia che lascia le due protagoniste in balia di se stesse a deambulare senza costrutto per il palcoscenico. Scevra di ritmo e di idee, la messinscena nulla nasconde delle fragilità del testo e non riesce a organizzarsi secondo un proprio criterio. Le due attrici sembrano sprovviste di adeguati mezzi interpretativi, non danno idea di avere cognizione di cosa sia lo studio e la costruzione di un personaggio, né di conseguenza sanno governarne l’evoluzione. Per quanto la registrazione sia rovinata, le loro voci non paiono addestrate alle caratteristiche dello spazio teatrale; i toni espressivi non corrispondono alle intenzioni; la gestualità non rispecchia i caratteri a loro affidati; l’impressione generale è che la loro interpretazione si limiti alla memoria del testo, alla restituzione in scena delle battute precedentemente imparate.
Si rileva, in termini di storia del teatro e dello spettacolo, la grave dicotomia esistente all’epoca fra la straordinaria proliferazione di accademie e scuole di recitazione e la modesta preparazione alle arti della scena che in linea generale caratterizzava le giovani generazioni di attori e registi in quel primo quindicennio del XXI secolo. Non si hanno notizie sull’apprendistato del regista e delle attrici di questo spettacolo, ma si vuole cogliere l’occasione per far notare che lo iato fra offerta formativa e reale preparazione fu causata da un grave deficit di trasmissione dei saperi e delle tecniche teatrali, certamente dovuto alla scomparsa dei grandi maestri d’arte e all’arruolamento di una pletora di insegnanti impreparati e abusivi provenienti dai ranghi di attori e registi di medio e basso livello artistico che la crisi del teatro di quegli anni aveva lasciato senza lavoro”.
E adesso gentili radioascoltatori, dopo l’annuncio di questo eccezionale ritrovamento per la storia del teatro, proponiamo l’ascolto di un radiodramma che Samuel Beckett scrisse alla fine degli anni Cinquanta del Novecento intitolato Ceneri, storia di un vecchio che odia il rumore delle onde ma trascorre il suo tempo in riva al mare, quasi cercando un supplizio al quale nessuno lo ha condannato.