“Milena ovvero Emilie du Châtelet” di Francesco Casaretti, con Milena Vukotic diretta da Maurizio Nichetti. Al teatro Off Off di Roma
La regina e la marchesa
A dodici anni, sa parlare e scrivere in tedesco, inglese, latino e greco classico, oltreché in francese ovviamente, sua lingua materna. Ha un talento per la musica e impara a suonare il clavicembalo, pratica il teatro, tira magnificamente di spada e sa andare assai bene a cavallo. Ama le mondanità e i grandi saloni aristocratici parigini ma è talmente forte in matematica e fisica che nel corso della sua vita (Parigi 1706 – Lunéville, in Lorena, 1749) tradurrà e commenterà i Principia Mathematica di Isaac Newton, controllando tutti i calcoli, correggendoli addirittura, in un’opera ancora valida quasi tre secoli dopo. Aggiunge ai Principia una descrizione del sistema planetario, un commentario algebrico, alcuni altri studi scientifici riguardanti le maree e critica un punto sfuggito a Newton sull’inclinazione della Terra, formulando ipotesi successivamente confermate da Laplace. La sua opera più importante è Istituzioni di fisica, in cui mette a confronto Cartesio, Newton e Leibniz, ma ci sono anche il Discorso sulla felicità, dissertazioni sulla natura e la propagazione del fuoco e sull’esistenza di Dio, scritti filosofici e letterari, eccetera. Questo genio terrificante si chiamava Émilie Le Tonnelier de Breteuil, marchesa du Châtelet.
Esiste un ritratto di questa donna, la quale osservò che, per esprimere l’energia di un oggetto in movimento, occorreva moltiplicare la massa dell’oggetto per il quadrato della sua velocità, intuizione che Einstein espresse nella celebre formula E=mc² (l’energia è uguale alla massa moltiplicata per la velocità della luce al quadrato). Sulla tela, dipinta da Maurice Quentin de la Tour (1704 – 1788), la si vede con un compasso in una mano e la testa leggermente appoggiata sopra l’altra al suo tavolo di lavoro coperto di libri. Ha lo sguardo dolce e curioso che osserva chi la guarda. Di questa donna s’innamorò Voltaire che ebbe con lei una straordinaria storia d’amore e di cervello durata quindici anni. Il quadro sta al castello de Breteuil di Choisel, una quarantina di chilometri a sud di Parigi, ma in questi giorni a Roma sul palcoscenico del teatro off off di via Giulia se ne può ammirare una riproduzione come unico elemento scenografico di uno spettacolo scritto da Francesco Casaretti e intitolato Milena ovvero Emilie du Châtelet, nel quale un’attrice solista interpreta la marchesa.
L’attrice è nata a Roma nel Novecento, figlia di un commediografo di origine serbo-montenegrina e di una pianista, parla inglese, francese, tedesco e serbo-croato oltre all’italiano. Da bambina studia recitazione e danza classica, entra nel corpo di ballo del Grand Ballet du Marquis de Cuevas e balla per Roland Petit. Poi sceglie di essere attrice. A teatro recita per gente come Jean Cocteau, Giorgio Strehler, Franco Enriquez, Paolo Poli; al cinema viene diretta da Risi, Fellini, Monicelli, Loy, Blasetti, Scola, Zeffirelli, Buñuel, Wertmüller, Tarkovskij, Lizzani, Bertolucci. Questa attrice fenomenale si chiama Milena Vukotic e con la sua interpretazione di Emilie mostra alla platea cos’è il genio femminile. Diretta da Maurizio Nichetti, sola in scena, semplice, sorridente, seducente, d’una grazia conquistatrice, deliziosamente delicata, nulla s’inventa per far innamorare il pubblico. Le basta essere se stessa, le basta raccontare Emilie, è una regina che interpreta una marchesa, non c’è nulla da dire, non ci sono analisi da costruire sulla sua prova, è perfetta. “Non dobbiamo lasciare che la ragione distrugga i nostri sogni”, dice la marchesa.