“Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo, regia di Roberto Andò, con Gianfelice Imparato e Carolina Rosi. Al teatro Ambra Jovinelli di Roma
Non imbrogliate con le parole
Guardare Ditegli sempre di sì dalla poltrona d’una delle ultime file dell’Ambra Jovinelli permette d’apprezzare maggiormente la compagnia di teatro di Luca De Filippo. È un ensemble che si muove molto bene, è compatto, solido, coeso come ci si immagina debba essere una ditta di tradizione eduardiana che porta il nome De Filippo. Dal fondo della sala, per come è allestito lo spettacolo, con molta semplicità, tutto drammaturgia e attori, testo e interpretazione, si ha la sensazione di assistere a uno spettacolo di teatro all’antica italiana, da scavalcamontagne, anzi uno spettacolo atemporale italiano, da scavalcasecoli.
Dopo la scomparsa di Luca De Filippo, poco più di quattro anni fa, la compagnia ha trovato in Gianfelice Imparato un prim’attore molto adatto al repertorio eduardiano e al contempo originale per personalità artistica e modo di stare in scena. Non è cosa ovvia essere se stessi epperò senza affettazione, senza voler dimostrare a forza d’essere se stessi per fare vedere che si è autonomi rispetto alla sacra famiglia. Sarebbe per giunta irrispettoso tale atteggiamento, è questione di galateo astenersi dal dimostrare. Imparato è un uomo di palcoscenico troppo esperto per fare errori del genere e di gran buona educazione, la quale serve non soltanto a tavola ma anche a teatro e nella vita. Sicché si può dire che lo spettacolo vale assai più del prezzo del biglietto perché non è solo molto ben fatto ma, a starci attenti, contiene appunto una lezione di savoir-vivre. E savoir vivre non ha prezzo.
Per questo motivo, mala creanza sarebbe non usare delicatezza nei riguardi della prim’attrice, Carolina Rosi. Recita con una garbata fragilità che chiede all’eventuale spettatore occhiuto di soprassedere dallo sguardo pesante. Ha ragione lei, la sua prova non produce crepe ed invece partecipa dell’atmosfera generale di quest’opera, la quale pur essendo una farsa che racconta di “un tal dei tali affetto da follia”, come diceva l’autore, è anch’essa infiltrata dal grande mare della melancolia eduardiana. Inserito nella Cantata dei giorni pari, Ditegli sempre di sì è un testo giovanile del drammaturgo napoletano, scritto nel 1927 e messo in scena per la prima volta al Manzoni di Roma nel 1928 dalla compagnia di Vincenzo Scarpetta col titolo Chill’è pazzo! mentre Eduardo lo rappresentò un po’ rimaneggiato nel ’32 al Nuovo di Napoli col titolo definitivo che conosciamo.
Michele Murri è uscito quest’oggi dal manicomio e torna a casa. È un pazzo tranquillo, perfezionista, molto ammodo ma confonde i suoi desideri con la realtà e, come sta correttamente scritto in una sinossi, “eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo”. E qui è il pericolo. È la storia di un uomo che guarda le cose in un altro modo, e siccome è l’unico ad adottare quel suo punto di vista, allora è squilibrato. Ma non è detto che la verità della realtà stia dalla parte della maggioranza. Murri a un certo momento parla di Olga, uno dei personaggi: “Oh! Allora si dice: «È orfana». C’è la parola adatta, perché non la dobbiamo usare? Parliamo con le parole giuste, se no io m’imbroglio”. Basta questa battuta per capire che gli uomini sono mortali ma immortali i loro vizi e chi li sa mettere in scena. Sarebbe eccessivo fare filosofia sopra questa commedia, Eduardo ha chiaramente voluto scrivere un semplice dramma farsesco, ma sotto un divertimento per platee popolari – e all’Ambra Jovinelli s’è riso parecchio – c’è la vita.
La compagnia ha voluto in questa occasione essere diretta da Roberto Andò. La cosa migliore che ha fatto il regista è di non fare sentire la regia. Ha messo in scena la commedia così com’è, tirandone fuori la grazia, dandole un passo elegante. Il popolare si può fare osservando una ricercata semplicità. Ma serve una compagnia di gran mestiere: oltre ai due protagonisti, Edoardo Sorgente, Massimo De Matteo, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola.