“Dialoghi / Platone”, testo e regia di Giovanni Franci, con Paolo Graziosi. Al teatro Off Off di Roma
Socrate stasera è uno smoking del pensiero
Vengono ridotti a poltiglia i Dialoghi platonici che l’autore e regista Giovanni Franci ha manipolato, squinternato, tritato e impastato con roba sua per metterli in scena al teatro Off Off di Roma con Paolo Graziosi nella parte di Socrate e altri quattro attori interpreti di Eutifrone, Critone, Alcibiade e Fedone. I primi tre sono personaggi degli omonimi dialoghi giovanili di Platone – fra i quali si annovera l’ Apologia di Socrate – mentre il Fedone è probabilmente della maturità.
Lo spettacolo si intitola Dialoghi / Platone e chi sperasse di trovarvi filosofia farebbe bene a leggere prima quanto scritto nel programma di sala: “Teatro e Filosofia, in fondo, condividono la stessa utopia, come il primo cerca di rendere visibile l’invisibile, la seconda vorrebbe dimostrare l’indimostrabile”. Voler dimostrare l’indimostrabile: la filosofia come la chiromanzia, l’astrologia, la lettura dei fondi di caffè e l’efficienza della raccolta dell’immondizia a Roma. Sono vari millenni che i più grandi pensatori, gli unti dall’intelligenza divina, cercano di capire cosa fanno quando filosofano. Su Google la ricerca della parola “sesso” produce 131 milioni di risultati, “filosofia” 256 milioni e teatro 789 milioni. Meno dibattuto l’argomento sesso: “Il modo in cui fai l’amore è il modo in cui Dio sarà con te”. È di Gialāl ad-Dīn Rumi, meraviglioso poeta mistico persiano del XIII secolo che fondò la confraternita religiosa dei dervisci rotanti. A proposito di mistica, il Fedone, uno dei dialoghi più celebri di Platone anche per la scena della morte di Socrate, ha come tema principale un problema enorme, l’immortalità dell’anima, di cui non v’è traccia nello spettacolo. Non v’è traccia di immortalità però un po’ d’anima si intuisce. Portare in scena il Socrate di Platone è comunque rivelatore di un intento alto, cioè della volontà di affrontare teatralmente questioni della massima importanza, la libertà di pensiero, l’onestà intellettuale, la responsabilità dell’agire, il rapporto fra l’individuo e la società, l’inviolabilità della legge espressa nel Critone che si sintetizza nella celeberrima proposizione centrale: “Non bisogna tenere in massimo conto il vivere come tale, bensì il vivere bene, ed il vivere bene è lo stesso che il vivere con virtù e con giustizia”. In buona sostanza si parla nello spettacolo dei principi che sostengono la polis e il vivere comune cercando di presentare le cose in modo umoristico. Il dialogo vuole riprodurre l’ironia socratica fondata sulla dissimulazione: il filosofo a bella posta si mostrava ignorante in merito ad ogni questione dibattuta per poter agevolmente smontare le convinzioni dell’interlocutore. E qua e là battute più o meno simpatiche e spiritose talmente ben dette dal protagonista Paolo Graziosi da sembrare più piene e significative di quanto non siano. Graziosi qui fa una gran bella figura e lo sa, il personaggio di Socrate gli sta bene come uno smoking a David Niven, però non vi si pavoneggia e lo porta con misura.
I quattro attori che lo circondano e sanno dargli la battuta come si deve sono Gianmarco Bellumori (Eutifrone), Fabio Vasco (Critone), Alberto Melone (Fedone) e Riccardo Pieretti che fa Alcibiade e che la regia mette completamente a nudo, nel senso che il costumista non deve intervenire. Questa evidentemente deve essere una rappresentazione dell’erotismo maschile nella Grecia antica omosessuale, siparietto di teatro-spogliatoio che ha rivelato una verità sconvolgente, più aristotelica che socratica o platonica: che nella Grecia (unità di luogo) dell’antichità (unità di tempo) si praticava l’omosessualità (unità di azione) con dei falli (unità di stato). Spettacolo inoffensivo anche se è sempre meritevole ricordare che i principi enunciati da Socrate e da lui rispettati a costo della vita sono validi dall’inizio alla fine dell’avventura umana.