“Absolute beginners” di Gesualdi – Trono al teatro Due di Roma

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La sperimentazione del nulla

Il teatro d’innovazione, di ricerca, di sperimentazione, di avanguardia, di retroguardia, di sottosopra e di soprassotto non esiste. Il teatro è soltanto teatro contemporaneo, nel senso che è quello che si fa in un determinato momento storico e secondo i testi e i temi che interessano in quel periodo. Non si tratta di una questione semplicemente formale o estetica ma anche di soldi perché sono previsti finanziamenti statali al cosiddetto “teatro d’innovazione” e a chi riesce ad accreditarsi in questa categoria di cui nessuno sa dare una definizione condivisa. Gli altrettanto fumosi “linguaggi del contemporaneo”, a cui ciascuno può fornire il significato che più gli garba, sono un invenzione della peggiore sinistra troppo spesso utilizzata per nobilitare spettacoli di inaudita sgradevolezza e per accreditare presso platee ingenue le furbe “creazioni” di gruppi fondati su un italianissimo tribalismo amorale. O sei del mio clan e allora con me lavori, o gridi ai quattro venti che noi pratichiamo l’unico, vero, solo teatro degno di questo nome, o la tua arte, la tua bravura, le tue capacità non esistono, sei un paria, un reietto.
Absolute beginners, titolo proposto l’altra sera al teatro Due di Roma, è di tale inconsistenza da risultare fuori dal discorso sulla sperimentazione, pur avendone alcune caratteristiche, in primis la locandina che recita: “itinerari scenici Gesualdi / Trono. Itinerari drammaturgici Loretta Mesiti”. Itinerari. Evidentemente suona più contemporaneo di “regia” e “drammaturgia”. Lo spettacolo è inserito in una rassegna intitolata “DOIT Festival – Drammaturgie Oltre Il Teatro”. Quindi non è sperimentale, è oltre. E cosa c’è oltre il teatro? I camerini? I bagni degli spettatori? La presentazione del programma di sala appare illuminante: “Absolute Beginners è il primo movimento del progetto avVento – Geografie e Identità a venire, opera sistemica e polisemica, tentativo di scrittura di un mito di fondazione postmoderno” eccetera eccetera. Caspita. Il tentativo è questo: si proiettano puntini laser rossi sul fondoscena mentre la fonica spara musica techno; una ragazza costruisce un edificio con pezzi di legno per bambini; qualcuno dice un testo che parla del padre, della madre e dell’infanzia (questo è ombelichismo morale, grande attenzione al proprio ombelico, morale perché si preoccupa del malessere generazionale). Poi ci sono delle ombre che si muovono. Infatti tutto si svolge nel buio totale, salvo qualche torcia di luce bianca tenuta dagli attori. Infatti il programma di sala (illuminante) chiarisce: “La struttura scenica si sviluppa come un’opera di costruzione del visibile”.
Tutto questo è dovuto a uno strano fenomeno della nostra contemporaneità (dei nostri “linguaggi contemporanei”): per quanto gli artisti siano attualmente quasi nell’indigenza, tutti vogliono fare gli artisti, dire la loro verità assoluta, mostrare al mondo cos’hanno nella testa, imprimere l’orma del loro piede sulle strade della Storia: è il teatro-facebook. Risultato nefasto di un’alfabetizzazione di massa mal governata, fondata non su formazione e rigore ma su desideri e velleità, che moltiplica il malinteso. Perché la differenza fra un artista e un non artista è che il primo può creare delle forme che il secondo non è in grado di immaginare. Ma Absolute beginners essendo lo stadio zero della creatività teatrale, di livello inferiore agli effetti laser che si vedono nelle discoteche, autorizza implicitamente chiunque a tentare la strada artistica. Se l’hanno fatto loro, lo posso fare anch’io che sono altrettanto alfabetizzato. A proposito: Absolute beginners è il titolo di una famosa canzone di David Bowie e faceva parte della colonna sonora di un film omonimo del 1986 di Julien Temple che parlava della vita a Londra alla fine degli anni Cinquanta ed ebbe scarso successo al botteghino divenendo poi un cult. C’è un sacco di gente in giro che si crede David Bowie o un genio dell’arte in giro per Londra alla fine degli anni Cinquanta.

Marcantonio Lucidi,
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