“Ildegarda, la sibilla renana” di Cristina Borgogni al Palladium

Foto Ildegarda

Fede, ragione e onice

“Vidi una fulgidissima luce e in essa una forma d’uomo color di zaffiro che avvampava tutto d’un fuoco rutilante soavissimo, e quella luce splendida si diffuse per l’intero fuoco rutilante, e questo fuoco rutilante per quella luce splendente, e quella luce fulgidissima e quel fuoco rutilante per l’intera forma dell’uomo, producendo un solo lume di un’unica virtù e potenza”. Così Santa Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 1179), monaca benedettina, mistica e profetessa, cosmologa, guaritrice, scrittrice, poetessa, naturalista, filosofa, musicista e compositrice, linguista che inventò una lingua nuova, un gigante della mente insomma, proclamata santa e dichiarata dottore della Chiesa da Benedetto XVI, scriveva d’una delle sue visioni sovrannaturali. Su di lei, colosso del Medioevo che non conosce opposizione fra fede e ragione, fra spiritualità e scienza, Cristina Borgogni ha scritto ed interpretato uno spettacolo, Ildegarda la sibilla renana, andato in scena per un solo giorno, giovedì 16 aprile, al teatro Palladium di Roma.
L’allestimento, in cui lavora anche Paolo Lorimer nel ruolo del monaco Volmar, il segretario della santa, s’offre da un paio d’anni in teatri, chiese e sagrati, festival estivi, serate d’onore, giornate di studio organizzate dalle università o dagli uffici catechistici diocesani, in manifestazioni e premi del “Buon Samaritano”,
Allo stato attuale delle cose in Italia, il mondo laico si è rivelato, soprattutto da vent’anni a questa parte, sostanzialmente incapace di organizzare e dirigere la vita sociale, economica e culturale del Paese su basi etiche e morali, su regole condivise e sull’equità, finanche sulla semplice umanità e attenzione alle necessità dei cittadini. La sfida è stata persa perché una fasulla intellighenzia laica si è autopromossa classe dirigente distribuendo negli snodi centrali dello Stato e del paese i suoi peggiori elementi e generando una moltiplicazione di politici inetti e corrotti, di alti funzionari pubblici delinquenti e di manager complici della criminalità organizzata e disorganizzata. In questa invasione delle locuste che persevera nel distruggere anche il teatro (perché è un ambito di libertà incontrollabile), l’organizzazione che ha mostrato negli ultimi tempi capacità di autocritica e volontà di autoriforma è la Chiesa, salda peraltro nella difesa e conservazione del proprio corpus culturale e del suo sapere (e questa è un’altra dura sconfitta per il laicismo). Quindi è inevitabile pensare che, al di là della fascinazione che Cristina Borgogni molto chiaramente prova per la figura di Ildegarda, fare uno spettacolo su una santa, per giunta una santa di tale levatura, possa interessare le autorità ecclesiastiche e incuriosire le platee, così spesso torturate da sedicenti artisti di teatro, caratterizzati da una rumorosa iattanza e dall’avvilente insignificanza delle loro proposte.
Cristina Borgogni si avvicina a Sant’Ildegarda con delicatezza e discrezione, quasi con una curiosità stupita, e ne mette in scena l’eccezionale parabola umana e spirituale grazie a uno studio approfondito del personaggio storico. Incomincia con un tema apparentemente anodino, la santa che detta la ricetta dei “biscotti della gioia” al farro per lenire la melancolia. Ma così apre alla santa scienziata della medicina naturale, dell’erboristeria, della cristalloterapia, alla terapeuta che consiglia di mettere in bocca una pietra d’onice per sciogliere la rabbia. E arriva solo in seguito alla santa teologa e politica che si mette in contrasto con il clero e con l’imperatore Federico I Barbarossa, alla santa mistica e filosofa, alla donna che combatte per il riconoscimento dell’intelligenza femminile, alla scrittrice che lascia al mondo la grandezza di una visione spirituale ed olistica dell’Uomo. Le musiche gregoriane dello spettacolo (curate da Dario Arcidiacono) sono naturalmente di Ildegarda, innovatrice anche in quest’arte.

Marcantonio Lucidi,
Stampa Stampa

I commenti sono chiusi.