“Leopards” di Alys Metcalf, con Riccardo Barbera e Liliana Mele, regia di Enzo Aronica. Al teatro Belli di Roma
Dramma alto da sbattere la testa
Si continua ad importare in Italia drammaturgia anglosassone carina e viva come un manichino della Rinascente. Leopards della gallese Alys Metcalf è scritto con una cura da vetrinista, possiede il trendy dell’outfit urban e si svolge nell’originalissima ambientazione di una notte buia e tempestosa. Lo spettacolo è andato in scena al teatro Belli di Roma nel contesto di una rassegna intitolata appunto “Trend – nuove frontiere della scena britannica”. Se queste sono le nuove frontiere, si torni al centro del vecchio teatro dove giacciono i canovacci di Flaminio Scala.
Nel bar di un hotel si incontrano un signore attempato, Ben, e una giovane donna, Niala. Si tratta all’apparenza di un colloquio per un lavoro ma siccome questo genere di teatro si pone l’obbiettivo di raccontare la vita, la vita di gente che passa per strada, ecco che Ben e Niala sono due persone qualunque che in un posto qualunque parlano di argomenti qualunque. Perché, si sa, sperare di incontrare nel corso della propria giornata una persona non qualunque è prova di un vetusto romanticismo che mai porterà alle nuove frontiere, figuriamoci alle frontiere del nuovo. Ora questi due personaggi mediocri, la cui sopportazione nella famigerata vita richiederebbe una pinta di birra belga scura di marca “Mort subite”, celano un segreto, altrimenti il dramma non camminerebbe. Siccome non si sta in un giallo della grande Patricia Highsmith, si può anche rivelare (senza svelare il finale) che i due sono padre e figlia ma lei lo sa e lui no. E qui la frontiera diventa dogana, tocca pagare dazio: al moralismo sull’immoralità del vecchio maschio che anni addietro ha fatto la sua porcatella (contrazione di porcata e scappatella); al moralismo sulla moralità della giovane femmina (non si riesce più a trovare una ragazza canaglia nemmeno in un bordello di Charles Bukowski); al conflitto generazionale naturalmente, tema di cui la potente sintesi filosofica e sociologica è la constatazione che la vecchia generazione lascerà alla nuova un mondo che fa schifo. Leopards è un testo da cui si può estrarre pregnantemente il lardo del contemporaneo.
Per fare un dialogo di tale altezza sono necessari due attori abbastanza bravi da non rischiare di sbattere la testa sotto al tavolino del bar. Riccardo Barbera è un interprete di esperienza con una dotazione tecnica e una qualità artistica che lo mettono in grado di cavarsela sempre. Non si riesce a capire se crede al dramma e al suo personaggio o se si tiene nascosto e sornione ed è questa illeggibilità che lo connota come un professionista. Liliana Mele, ex miss Etiopia di bella presenza scenica, è un’attrice soprattutto di cinema e fiction televisive. Si sente da come usa la voce: quando scende nei toni intimi scende anche il volume. Però se la gioca bene nel passo a due con Barbera, ha qualche imprecisione ma il collega e la regia semplice di Enzo Aronica la aiutano, sicché anche lei la porta a casa, come si dice nel gergo dei teatranti.