“Miss Marple, giochi di prestigio” da Agatha Christie, traduzione e adattamento di Edoardo Erba, regia di Stefano Messina, una produzione Attori e Tecnici, protagonista Viviana Toniolo. Al teatro Vittoria di Roma

MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO -3 Viviana Toniolo

L’entomologia della vecchia zia

Miss Marple, giochi di prestigio è un romanzo giallo di Agatha Christie, tradotto e adattato per il teatro da Edoardo Erba, che la gloriosa compagnia Attori e Tecnici del teatro Vittoria di Roma ha allestito con la regia di Stefano Messina e l’interpretazione nel ruolo protagonista di Viviana Toniolo.
Se un produttore si sentisse chiedere “cosa ne dici di Toniolo per fare Jane Marple?” questi altro non potrebbe rispondere che si tratta di un’ottima idea, un ruolo su misura per questa attrice di lungo corso, di talento, esperta. Eppure durante tutto lo spettacolo una questione rimane irrisolta. La caratteristica di Miss Marple non è solo di essere un’anziana signora molto intelligente, ma soprattutto una vecchia zia, una zitella impicciona, malfidata che origlia e guarda dal buco della serratura, una comare britannica che spettegola con le amiche durante il tè e mentre lavora a maglia o cuoce torte ordisce trame in quel suo cervellino intrigante. Si tratta di un personaggio un po’ complicato perché sarebbe antipatica come un caminetto che affumica il salotto, come una tazza di porcellana Wedgwood sbeccata. Invece grazie all’abilità di Agatha Christie, la vecchia zia si trasforma in un’esploratrice curiosa e divertita dello strano insetto che è l’uomo, un’entomologa dell’animo umano, una deliziosa cacciatrice di tipi da mostrare ai suoi lettori come un collezionista le sue farfalle spillate in bacheca. Non solo lepidotteri assassini ma mariti, mogli, matrigne, cognati, nipoti, figli, figliastri e figli illegittimi, la genia dei parenti qua riuniti che trasformano la famiglia, anche all’apparenza armoniosa più d’un giardino inglese, in un posto mortale, pericoloso quanto un castello gotico in una notte buia e tempestosa.
Tutto si regge su Miss Marple e per costruirla teatralmente, il regista deve averne una visione, deve darle una struttura, fornirla di uno scheletro che la tenga in piedi e permetta all’interprete di caratterizzarla con gesti, movimenti, intonazioni, timbri adeguati all’idea fondante. Altrimenti l’idea è fondente, Jane si squaglia e con lei tutto lo spettacolo. Con una regia che pare interessarsi soprattutto alla mise en espace più che ai caratteri, Toniolo non ha un personaggio da interpretare ma solo un testo da restituire con quel po’ di ritmo che è connaturato alla sua natura d’attrice. La cattiveria definirebbe la sua prova una lettura memorizzata e agita, la stima direbbe in gergo che se la porta a casa.
Il resto non può migliorare perché questo spettacolo vuole un collettivo con un capobranco più che un capocomico (il quale se funziona può anche far dimenticare gli altri). Anche se gli attori sono artisti che conoscono il mestiere, paiono tutti fuori scala, interpretativamente parlando, perché manca il parametro di riferimento, si potrebbe dire la cartina di tornasole che rivela il colore, la natura, dei singoli personaggi. Per esempio, il ruolo di Edgard, giovane di psiche disturbata, non è interpretato da Stefano Flamia ma solo recitato e perde gran parte della sua funzione di destabilizzatore della famiglia. Caroline (nell’originale della Christie si chiama Carrie Louise) è la madre di una famiglia che ha riconvertito la sua magione vittoriana in una casa-rifugio per il recupero di giovani delinquenti. La interpreta Francesca Draghetti che caratterizza il suo ruolo correttamente ma lo isola e non costruisce un rapporto con suo marito Louis, restituito da Carlo Lizzani senza connotarlo d’un segno sufficientemente forte da imporlo per ciò che è, una figura fondamentale. Gina, figlia adottiva di Caroline (la nipote nell’originale), è Chiara David dalla presenza scenica aggraziata però i suoi dissidi con il marito Wally sono affidati solo al dialogo mentre Andrea Carpiceci (il marito in questione) tenta qualcosa di più ma in questa situazione i suoi scatti umorali paiono, e non per colpa sua, dei francobolli recitativi. Mildred, figlia naturale di Caroline è Silvia Bonome; Christian, figlio del primo marito di Caroline, è affidato a Maurizio Greco mentre Alex, figlio del secondo marito, è la parte di Mattia Marcucci.
L’assassino e il movente non vengono rivelati nemmeno da Wikipedia italiano. Mentre Wikipedia inglese spiattella ogni cosa, tanto il giallo della Christie è del ’52 e ha già venduto in tutto il mondo, sicché questo popolo di bottegai, come lo bollava Napoleone, non ha più ragione di mantenere il segreto. La bella scenografia di Alessandro Chiti ricostruisce un salotto inglese con il solito divano e la poltrona Chesterfield perché è noto che i britannici, molto conservatori, solo su quelli degnano posare le loro perfide albioniche terga.

Marcantonio Lucidi,
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