“Il colloquio-The assessment”, testo e regia di Marco Grossi, con gli attori della compagnia Malalingua. Al Vittoria di Roma
Nell’azienda del naturalismo
Al teatro Vittoria di Roma, Marco Grossi, autore, regista e interprete, ha proposto un suo lavoro intitolato Il colloquio – The assessment, otto personaggi chiusi in una stanza per una selezione del personale, sei candidati al posto di lavoro, un esaminatore e il capo dell’azienda. Una commedia grottesca sulla cernita di “risorse umane”. L’incontro collettivo incomincia in modo all’apparenza normale: un esaminatore ispeziona pregi e difetti dei candidati, vaglia la loro abilità a risolvere casi aziendali virtuali, soppesa attitudine alla leadership, competitività, tendenza alla prevaricazione, capacità di fare squadra. “II colloquio presto si trasformerà in una sorta di gioco di ruolo al massacro, in cui i partecipanti avranno un solo obiettivo: distruggere il nemico, svelandone le fragilità, attraverso una rete di alleanze machiavelliche e di ciniche scelte strategiche”, spiega la scheda dell’allestimento sul sito internet della compagnia.
Le domande che si pone lo spettacolo sono: fino a che punto siamo disposti ad arrivare per ottenere ciò che vogliamo? Quali sono le più innovative modalità di colloquio nel reclutamento di risorse umane all’interno dei contesti aziendali? Quali le casistiche più diffuse a proposito di dinamiche relazionali legate alle gerarchie di potere? Per rispondere, il gruppo informa di avere partecipato a incontri con antropologi, psicologi del lavoro, responsabili e docenti delle risorse umane, imprenditori, dipendenti di aziende che hanno affrontato i colloqui. Poi hanno trasferito tutto in scena, naturalisticamente, come si fa con una cucina vera, non scenografica.
La domanda dello spettatore invece è: perché un testo scritto in italiano da un autore abruzzese di Giulianova, allestito da una compagnia di Molfetta, in scena nella capitale dello Stivale con attori del Belpaese deve usare come sottotitolo una parola inglese? Qualche termine in veteroitalico esiste: “assessment” vuol dire valutazione, verifica, esame, accertamento, stima. Il testo è riempito di anglicismi da tecnoslang per manager cocaine juke-box, ma il contesto dei dialoghi ne confermerebbe un uso sarcastico se non ci fosse un malinteso: il teatro è un amplificatore dei comportamenti dell’attore e del personaggio, il naturalismo necessita di taratura, altrimenti dal grottesco dell’interpretazione si rischia di finire nel caricaturale della recitazione. Il titolo anglicizzato invece parrebbe piuttosto un servizio culturale reso all’Oed (Oxford English Dictionary), anagramma di “ode”. La mania anglonaturalista in Italia diventa sovente ipernaturalismo per lo sforzo di agguantare una foglia di cosmopolitismo. È la sindrome di internationalnainciusol ol rait, che a certuni fa dire davanti alla locandina del Miles gloriosus (di Plauto) “Oh guarda, danno il mails gloriosus”.
Tuttavia il titolo del testo di Grossi ne ricorda un altro quasi uguale ma non identico: Il colloquio (senza assessment), una commedia francese di successo scritta da Serge Da Silva messa in scena nel 2016 da una compagnia italiana con la regia di Virginia Acqua: storia di tre disoccupati, un brillante laureato in economia, un modesto goffo impiegato e un fanatico di arti marziali che adora Walker Texas ranger, convocati nello stesso giorno e alla stessa ora per sostenere un colloquio di gruppo allo scopo di conquistare un posto di lavoro. Anche nella commedia di Grossi uno dei personaggi si esibisce di tanto in tanto in ridicole mosse di karatè. Ma il punto non è questo. Il titolo originale della pièce di Da Silva è La gueule de l’emploi (la faccia, il grugno, del lavoro). Con lo stesso titolo andò in onda su France 2 il 6 ottobre 2011 un documentario di un’ora e mezza di Didier Cros che dette adito a parecchie polemiche sul mondo aziendale. Eccone la sinossi da Wikipedia francese: “Dieci venditori in cerca di lavoro (nel testo di Grossi sono sei, ndr.). Convocati per una sessione collettiva di reclutamento per una grande compagnia di assicurazioni da un’agenzia parigina di selezione del personale, dovranno distinguersi gli uni dagli altri per sperare di strappare il posto. Al contempo valutazione di competenze e azione di destabilizzazione, il colloquio di assunzione è spesso una vera sfida. I reclutatori tendono delle trappole e i candidati tentano di evitarle. Giochi di ruolo, test attitudinali, messe in competizione collettiva, provocazione, nulla è risparmiato a quelli che cercano di che vivere. Le regole del gioco sono note a tutti. Ma cosa ci si aspetta da voi quando venite messi in una situazione di stress e di pressione? Quando si cerca di capire se siete dinamico ed entusiasta, cosa si vuole esattamente? La vostra capacità di adattamento oppure la vostra sottomissione?”.
Il caso vuole che questa descrizione si attagli allo spettacolo di Grossi. Il resto è molte urla e molta agitazione per montare il realismo fino al falso vero, il vero inverosimile. Assieme a Grossi, in scena stanno gli attori della compagnia Malalingua i quali aderiscono con professionalità allo stile della regia: Alessadro Anglani, Valentina Gadaleta, Fabrizio Lombardo, Augusto Masiello, Alessandra Mortellitti, Giuseppe Scoditti, William Volpicella.