“Rìding tristocomico” di e con Arianna Porcelli Safonov. Al teatro de’ Servi di Roma
Il nuovo teatro youtubo
A volte comprensibilmente gli artisti si proteggono. Arianna Porcelli Safonov, scrittrice, attrice comica, youtuber divenuta popolare in rete con i suoi monologhi, ha portato sulla scena del teatro de’ Servi di Roma il suo Rìding tristocomico alla seconda. Si tratterebbe tecnicamente di una stand-up comedy, chiamata in Italia più genericamente spettacolo di cabaret, ma la show-woman se ne sta per tutto il tempo asserragliata dietro un leggio senza mai spostarsi di un centimetro. La performer performa la sua performance solo con la voce.
Ora la prima domanda è: risulta veramente così difficile imparare a memoria un’ottantina di minuti d’un testo scritto di propria mano? Ricordare è una parola costruita sul latino cor, cordis, cuore. Per «imparare a memoria», gli inglesi usano l’espressione «to learn by heart» e i francesi «apprende par cœur», con il cuore. L’organo in questione serve a fare circolare un po’ di sangue caldo anche in uno spettacolo. La seconda domanda: l’immobilità della Porcelli Safonov da teatro youtubo rivela per caso una latente misoteatria (avversione per la scena) da tubocompressione? Tuttavia, a onor del vero la show – woman ha chiamato lo spettacolo Rìding, gioco di parole che sta fra l’imperativo del verbo ridere, ridi, e l’inglese reading, da to read, leggere, che sarebbe, Treccani docet, la lettura pubblica di componimenti poetici eseguita dall’autore. Ciò giustifica il leggio, meno l’immobilismo e ancor meno gli inciampi sulle sillabe della rìder, la reader, soprattutto nella prima parte dello spettacolo.
Tutto questo alla metà e forse più degli spettatori non importa niente. Si divertono e schiamazzano in grazia della licenza che la risata concede di contorcersi nelle poltrone come anguille vive nell’acqua bollente. Una parte di platea sembra invece restare più fredda. Forse non ha cuore. A guardare coloro che si sganasciano, bisogna ammettere che il castigat ridendo mores è sempre stato un fenomeno singolare: quanto più il pubblico, soprattutto borghese, viene canzonato e deriso, tanto più si stracca di piacere. Praticamente impossibile che nessuno in sala abbia mai guardato la De Filippi in tivù, osserva l’attrice, la quale sfotte anche chi giura e spergiura eterno amore al partner tenendosi stretto in tasca il telefonino. O si mette a scrivere su un qualunque social la straordinaria poeticissima originalissima frase “il cuore di chi ama vive per sempre”. La madre dei baci Perugina è sempre incinta: vabbe’, oggi è San Valentino. Il rispettabile spettatore beffeggiato si torce dal ridere come se fosse il suo vicino di poltrona il tizio uso a prendere a parolacce la voce automatica dei caselli autostradali. Spesso la platea è interessante almeno quanto il palcoscenico.
Lo spettacolo è una scatola che contiene blocchi di sketches. Quello sul pedone e il traffico romano è vecchio argomento della comicità (se ne ricorda uno molto divertente di Gioele Dix trentacinque anni fa). Un altro incomincia con la domanda “quanti modi esistono di uccidere una persona?”, la quale ebbe una risposta sessantadue anni fa in un delizioso libro di racconti di Max Aub, Delitti esemplari. C’è fra i monologhi di Porcelli Safonov il Gesto coraggioso n. 5 (numerato come il profumo di Chanel), nel quale si parla del fatto che bisogna avere il fegato di confessare pubblicamente, a una cena, in un salotto, di non avere letto L’amica geniale, di non sapere chi ha vinto Sanremo quest’anno, di sostenere che è ora di dire basta all’arte contemporanea e a Marina Abramović. Molto giusto, a patto però di conoscere la meravigliosa opera secentesca di Béroalde de Verville (1556 – 1626) Le moyen de parvenir, in italiano intitolato L’arte di fare fortuna: un grande banchetto in cui si parla di tutto e bene di nulla. Contenente una profonda riflessione filosofica sul peto. Ignaro di quest’opera potente e onnicomprensiva, il coraggioso personaggio dello sketch rischierebbe dopo il convivio di rientrare nella grotta youtube. Tubo tempora currunt.