“Animali”, performance di Margine Operativo affidata a Yoris Petrillo. In scena in un garage del Quadraro
Danzare l’animale umano
Animali, la performance che Margine Operativo ha affidato al danzatore Yoris Petrillo, si svolge al Garage Zero, una rimessa di macchine trasformata in una galleria d’arte e in uno spazio dove si organizzano mostre, incontri, eventi artistici, spettacoli. Sta al Quadraro, quartiere di periferia romana fra Tuscolana, Centocelle e Casilina famoso come il “nido di vespe” antifascista durante l’occupazione nazista di Roma. All’epoca si diceva che per sfuggire ai tedeschi “o vai al Vaticano o vai al Quadraro”. Sicché, non potendo fare i rastrellamenti nello Stato pontificio, i nazisti comandati dal criminale Kappler si presentarono al Quadraro il 17 aprile 1944 e catturarono un migliaio di uomini “validi” al lavoro per deportarli in Germania. Alla fine della guerra solo una parte fece ritorno.
Questo quartiere popolare, glorioso, medaglia d’oro al merito civile, che accolse gli sfollati dalle città bombardate, era anche un luogo di osterie per le maestranze, i tecnici e gli attori della vicina Cinecittà. Un posto perfetto per un festival multidisciplinare che si chiama Attraversamenti Multipli, arrivato alla sua ventesima edizione e organizzato in vari spazi urbani e all’isola pedonale di Largo Spartaco da Margine Operativo con la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani. Un incrocio di teatro, danza, performance, lezioni aperte di flamenco, installazioni, opere di street art, cacce di clip audio letterarie e poetiche, camminate collettive fra acquedotti romani e palazzi della speculazione immobiliare, canneti, binari ferroviari e sfasciacarrozze: la rassegna non è un grido di speranza, un’operazione di rinnovamento o un’esplorazione della contemporaneità e neppure un esperimento di teatro e arte nelle periferie. È la normalità. Normale che due danzatrici – Fabritia D’Intino e Daria Greco in Tagadà – eseguano una coreografia sul tema della distanza corporea davanti ai tavolini di un locale pieno di gente. O che un artista sintetizzi in una performance dentro a un garage forme tersicoree e parola teatrale per immaginare come gli animali vedono gli umani. Anormale è che non avvenga. Anormali la mancanza, il mutismo, la paralisi, che sono costrizioni; normali l’assenza, il silenzio, l’immobilità che rappresentano scelte e riguardano l’esserci, la parola, il movimento.
Animali, mezz’ora di assolo di prosa e danza, è un gioco piuttosto serio, e assai antico, sullo sguardo che le bestie, un cane per esempio, volgono agli animali umani. La danza ovviamente esprime il non detto della parola, è azione e non verbo, racconta senza dire, è un “sono qui ora” che il performer Yoris Petrillo realizza con semplicità di movimenti, all’apparenza più attento a un magnetismo della presenza che a una complessità coreografica. Il luogo della rappresentazione, spazio urbano duro dalla brutale anima di cemento, vuoto di qualsiasi ricercatezza, è una buona scelta per dire e danzare parole che parlano di quello che noi uomini siamo voluti diventare.