“Da Pierino e il lupo qualche anno dopo … variazione sul tema” spettacolo di Micha Van Hoecke in scena assieme a Luciana Savignano, Denis Ganio e Manuel Paruccini. Al teatro Lo Spazio di Roma
La danza delle nuvole sul viale del crimine
Mentre il lupo, che è un “blouson noir” molto francese ed esistenzialista, danza sulla scena, parte la voce di Serge Reggiani che canta “Les loups sont entrés dans Paris”, allegoria dell’occupazione nazista. Ecco, non dimenticare mai, neanche quando si gioca, ma ironizzare sugli inferni in terra e trasformarli in paradisi sul palcoscenico. L’ironia è tutto e sul Duetto buffo di due gatti di Rossini, la grande danzatrice Luciana Savignano si distende, si flette, ondula felina nella notte, nella sensualità, in una deliziosa dolce immoralità. “Que reste-t-il de nos amours / Que reste-t-il de ces beaux jours / Une photo, vieille photo / De ma jeunesse”, canta Charles Trenet.
Al teatro Lo Spazio di Roma, Da Pierino e il lupo qualche anno dopo … variazione sul tema è uno spettacolo di Micha Van Hoecke, in scena una quantità di gente brava, bravissima, in primis la Savignano, Denis Ganio, Manuel Paruccini e lo stesso Micha, ché un artista di tale levatura va chiamato con il suo semplice nome. Non sono solo danzatori, sono poeti, gente di teatro, grandi bambini che sanno aprire quella scatola delle meraviglie che è una scena. L’inizio con Van Hoecke e Ganio, uno con una bombetta e l’altro con un cappello di paglia, ha un clima beckettiano, ma è un Beckett favolistico, Vladimiro ed Estragone attraversano uno specchio di Lewis Carroll ed invece di imbattersi nel Bianconiglio, nella Lepre Marzolina e nel Cappellaio matto, incontrano l’anatra, l’uccellino, il gatto, i cacciatori dell’opera di Prokof’ev.
Lo spettacolo è tutta una variazione di immagini sceniche, coreografie, parole di Micha, a cui basta una scopa di saggina per creare storie dentro a una storia e ancora luoghi dentro ad altri luoghi. Non c’è Parigi ma c’è sempre una Parigi, un’aria così libera e festosa, di danze e pantomime da Boulevard du Crime, laddove il mimo Jean-Louis Barrault in Les enfants du Paradis salvava con un’esibizione muta la bella, fatale, spregiudicata Arletty dall’accusa di furto. E il palcoscenico è una strada del crimine ballata da un lupo, l’umano carnivoro dal ringhio sanguinolento a cui s’oppone il cosmopolitismo illuminista e tollerante di Micha. Cosmopolitismo d’arte gioiosa, ironica, inspiratoria che il mondo ha quasi dimenticato per farsi divorare da un globalismo anglosassone, tetro e macellatore. Quando i banchieri, gli economisti, gli speculatori, i lupi lasceranno in pace gli uomini a scrivere, a disegnare, suonare, ballare, recitare, amare nella Parigi della mente? Nella città del Bacio dell’hôtel de ville di Robert Doisneau. Les plaisirs démodés di Charles Aznavour – “Voglio sentire il mio corpo dal tuo corpo sposato / danziamo guancia a guancia / danziamo guancia a guancia” -, Strangers in the night di Sinatra – “Qualcosa nei tuoi occhi era così invitante / Qualcosa nel tuo sorriso era così eccitante” -, Riccardo Cocciante (Pour elle), Dalida e Alain Delon (Parole, parole in francese), The Eagles, Procol Harum, Annie Lennox, Pierino e il lupo naturalmente e Nuages, Nuvole, di Django Reinhardt: “Una nuvola s’allunga sul suo tetto blu / Passando sembra dire / Un triste addio”.
Da citare assolutamente anche tutti gli altri artisti in scena: Floriana Caroli, Viola Cecchini, Karen Fantasia, Miki Matsuse, Martina Paruccini, Yoko Wakabayashi. Costumi splendidi di Anna Biagiotti. Quindici minuti di applausi la sera della “prima”.