“Mariti e mogli” tratto dall’omonimo film di Woody Allen, adattamento e regia di Monica Guerritore anche interprete assieme a Francesca Reggiani. Al teatro Quirino di Roma
Amori fissi e amori fessi
Sono due attrici molto diverse per storia teatrale e modo di stare in scena. Monica Guerritore è una prim’attrice di compagnia che viene dalla scena tradizionale, Francesca Reggiani una cabarettista e show-woman votata alla comicità. Quindi è interessante osservare cosa succede in uno spettacolo in cui lavorano insieme due temperamenti da protagoniste così distanti, operazione che, come si sa, può risultare rischiosa. Bisogna ammettere che in casi simili, s’accende nello spettatore una curiosità malignetta su una possibile rivalità in scena e sui suoi effetti, di cui peraltro è piena l’aneddotica teatrale. “Zitta tu che sei vecchia e brutta”, disse una volta Renato Rascel a Paola Borboni. “Vero, ma sono stata giovane e bella. Tu alto mai” fu la risposta. La Borboni era una specialista: “Di Marta Abba ne ho abba – stanza”.
Invece in Mariti e mogli, tratto da film di Woody Allen, e attualmente in replica al Quirino di Roma, vi è un dettaglio che scoraggia i cacciatori di maldicenze e cattiverie di palcoscenico. L’adattamento e la regia sono firmate dalla Guerritore, quindi è lei che controlla lo spettacolo e potrebbe riservarsi i momenti migliori. Invece lascia alla Reggiani l’onore di aprire la rappresentazione e soprattutto di chiuderla, malgrado le ultime due scene potessero essere invertite, privilegiando la stessa Guerritore e soprattutto evitando la sensazione di doppio finale causato da una battuta chiaramente di epilogo a chiudere la penultima scena e da un buio susseguente dovuto ad esigenze tecniche. La sensazione quindi è che la Guerritore faccia consapevolmente un errore di montaggio per mantenere un equilibrio fra se stessa e la coprotagonista.
Questa complicità si sente durante la rappresentazione ed è la chiave della compattezza del gruppo di interpreti che lavora attorno ai due nomi cosiddetti “di richiamo” in cartellone: tutti al servizio dello spettacolo e non di se stessi. Gli “a parte” che la regia riserva agli altri attori hanno la doppia funzione di offrire a ciascuno di loro l’opportunità di momenti monologanti e di risolvere alcuni passaggi drammaturgici. Siccome l’adattamento sceglie di alterare la tradizionale unità di tempo teatrale – le varie vicende coniugali narrate si svolgono quasi simultaneamente – questi assolo sono un buon stratagemma per evitare il rischio di una difficoltà di comprensione di quanto avviene in scena. Si tratta infatti di storie amorose, di mogli, mariti, amanti che si prendono e si lasciano, sempre insoddisfatti sia del movimento delle passioni sia della staticità delle relazioni matrimoniali. Amori fissi e amori fessi. Sono esseri prigionieri nel treno blindato della vita borghese ed anelano ad altri panorami esistenziali, ma non sanno quali, non sanno come, e s’agitano senza costrutto, senza coscienza, senza vera volontà. Allen eccelso disegnatore della mediocrità americana (ma vale anche per l’europea) tiene i suoi personaggi nell’appiccicaticcio, umidiccio, sudaticcio tepore dell’agio da middle-class, i cui piccini esponenti rinunciano con grama viltà al coraggio dell’amore per una giornata di banali corna. L’ironia della commedia risiede nell’agitarsi da fermi, nel camminare seduti, di uomini e donne come burattini di cui persino il burattinaio, che si chiama noia, s’è sguantato e che continuano ad agitarsi motuproprio credendo di avere anima nel corpo.
Curiosa, divertente la differenza stilistica fra Guerritore e Reggiani. La prima lavora sul testo, è fluida nel suo recitare e controllata, tiene sempre il personaggio e lo governa nel suo arco evolutivo. È l’interpretazione di una psicologia. La seconda invece punta alla battuta, la carica alla maniera comica e la risolve nell’istante, agisce sulle occasioni ed è più distaccata rispetto alla parte. È la restituzione di un carattere. Tutti da citare gli attori in scena assieme alle protagoniste: Ferdinando Maddaloni, Cristian Giammarini ed Enzo Curcurù, Lucilla Mininno, Malvina Ruggiano, Angelo Zampieri.