“Perlasca. Il coraggio di dire no” monologo scritto e interpretato da Alessandro Albertin, diretto da Michela Ottolini. Al teatro India di Roma
Questo è un uomo
Di Giorgio Perlasca, l’eroe italiano che a Budapest fra il ’44 e il ’45 salvò migliaia di ebrei spacciandosi per il console spagnolo, si sa ormai, e per fortuna, quasi tutto. Su di lui si sono scritti libri e girati film. Dopo la guerra, Perlasca non disse nulla di quanto aveva fatto, riteneva che s’era trattato semplicemente del suo dovere. La storia venne fuori grazie ad alcune donne ebree ungheresi, ragazzine durante la Shoah, che negli anni Ottanta incominciarono a cercarlo. Fascista che non aderì alla Repubblica Sociale Italiana sentendosi vincolato dal giuramento di fedeltà prestato al Re, è morto il 15 agosto del 1992 ed è sepolto nel cimitero di Maserà a pochi chilometri da Padova. Un albero nel Giardino dei Giusti delle Nazioni a Gerusalemme porta il suo nome. Questo è un uomo.
Vita straordinaria di una persona non qualunque che un monologo scritto e interpretato da Alessandro Albertin e andato in scena al teatro India di Roma con la regia di Michela Ottolini, racconta in forma di teatro civile. L’utilità di uno spettacolo come questo, intitolato Perlasca. Il coraggio di dire no, sta ovviamente nella memoria. La vicenda in sé quindi regge tutto. Per l’attore monologante di teatro di narrazione (e sottogeneri) ci sono due possibilità: o mettersi completamente al servizio del testo, lavorando per così dire sottotraccia, dando movimento al racconto attraverso una recitazione costruita su dettagli di gestualità e vocalità; oppure stare sopra il testo, puntando al personaggio e imponendone l’interpretazione al pubblico con un caricamento dell’esibizione. Ogni formula contiene il suo pericolo, nella prima è semplicemente il tedio; nella seconda la stucchevolezza.
Albertin sceglie di rischiare l’eccesso. Confida molto nei suoi mezzi espressivi, al punto da parere in certi momenti aggressivo, soprattutto all’inizio, mentre verso la fine esce fuori una tendenza retorica. Sembra che abbia paura del primo pericolo, la noia. I momenti migliori, l’interprete li offre quando invece di dimostrare, mostra. Mostra l’uomo Perlasca, ne onora la memoria e dimentica se stesso.