“Che disastro di commedia” di Lewis – Sayer – Shields, regia di Mark Bell. Al teatro Greco di Roma

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La precisione del caos

The play that goes wrong di Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields,  titolo italiano Che disastro di commedia in scena al teatro Greco di Roma, ha avuto molto successo in giro per il mondo e vinto premi importanti in Gran Bretagna, in Francia e negli Stati Uniti. È una comicità sul genere della famosa pièce di Michael Frayn Rumori fuori scena e racconta di una scombinata compagnia che tenta di rappresentare uno spettacolo che a sua volta racconta di un misterioso omicidio nel West End. Non funziona nulla naturalmente, è tutto un disastro, le porte non si aprono, non si chiudono, la scenografia casca a pezzi, gli attori perdono la testa, la regìa è senza senso, il fonico manda brani a caso e inesorabilmente la rappresentazione finisce nel disordine più indescrivibile.
La commedia è difficile da fare, il caos richiede un ordine perfetto; le entrate e le uscite degli interpreti hanno da essere precisissime; le battute, i silenzi, gli ammiccamenti, i movimenti di scena devono mantenere un ritmo costante; sono proibiti i tempi morti e il minimo errore fa cadere il momento comico come un fico secco. Il regista Mark Bell, lo stesso dell’edizione originale inglese, mette la compagnia italiana nelle migliori condizioni possibili ma per superare brillantemente una prova simile sono necessari attori che abbiamo molta dimestichezza con questo genere di teatro catastrofico, quindi ingegneristico nei suoi tempi comici, che svela senza pietà le imprecisioni recitative e le manchevolezze nel funzionamento del collettivo. Altrimenti, come succede in questo caso, gli interpreti si mangiano un bel po’ di ottime occasioni. Lo spettacolo resta comunque molto divertente ma dei sette in scena, Gianluca Ramazzotti è l’attore veramente convincente, che più sembra saldo nella sua parte e ha quei guizzi, quelle improvvise accelerazioni e decelerazioni necessarie a tenere alta la tensione comica. La vera riuscita di uno spettacolo di questo tipo non sta soltanto nel far ridere ma nel tenere sempre lo spettatore ai bordi delle risate, le quali sono scoppi improvvisi di un divertimento costante.
L’allestimento rappresenta uno sforzo produttivo notevole, una scommessa giocata su un gruppo di attori che non presenta nomi di sicuro richiamo. Quindi si tratta di un’operazione coraggiosa che punta tutto sulla qualità dello spettacolo e si distacca dalle logiche produttive più banali che consistono nel mettere in locandina la piccola star del momento come esca per gli spettatori. La speranza è che lo spettacolo ottenga un meritato successo per dimostrare agli scettici che in Italia è possibile avere riscontro di pubblico e di botteghino per il semplice fatto di proporre del buon teatro. E gi applausi alla fine della rappresentazione sono un ottimo segnale. In scena, oltre a Ramazzotti lavorano Gabriele Pignotta, Luca Basile, Marco Zordan, Yaser Mohamed, Viviana Colais, Stefania Autuori, Alessandro Marverti.

Marcantonio Lucidi,
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