“Tre donne in cerca di guai”, adattamento di Mario Scaletta da “Les amazones” di Jean-Marie Chevret. Con Barbara Bouchet, Corinne Cléry e Iva Zanicchi. Al Manzoni di Roma

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Tutti giù parterre

Durante i saluti alla fine della “prima” al teatro Manzoni di Roma, Iva Zanicchi, sul palco assieme a Barbara Bouchet e Corinne Cléry, passa un foglietto al regista Nicasio Anzelmo che legge i nomi dei tip (television important person) presenti in sala e li ringrazia di esserci. Siamo al top del tap (theatre absurd people), negli spazi siderali della rubrica “Cafonal” di Dagospia. Tutti giù parterre. La battuta centrale dello spettacolo, Tre donne in cerca di guai, quella che spiega tutto, arriva quando Martine (la Zanicchi) dice ad Annie (Cléry) di andare a fare birdwatching col binocolo e questa risponde: “Col binocolo? Eh no mia cara, io gli uccelli sono abituata a vederli da vicino, da mooolto vicino”. Ah, la meraviglia dei leggiadri sottintesi, uuuh la raffinatezza della celestiale allusione che piomba come un autobus su questo pubblico di porcellane di Sèvres. La Cléry fa pure la pausetta in attesa dell’applauso ma a questo calcio agli pneumatici Piselli persino il Pierino di Alvaro Vitali avrebbe sentito il gelido brivido della costernazione.
La faccenda nasce così: un bravissimo autore francese di teatro di boulevard, Jean-Marie Chevret, ebbe molto successo nel 2002 con una commedia da 750 repliche intitolata Les amazones su tre donne quarantenni un po’ scartavetrate dalla vita che vivono insieme e cercano di dimenticare i loro tormenti di cuore. Il vicino di casa è un ragazzo omosessuale che Martine considera un po’ il figlio che non ha mai avuto. Le tre protagoniste gettano alle ortiche i loro obblighi di femmine: non si truccano più, niente ceretta, niente tacchi a spillo, non cucinano, mangiano su piatti di plastica, passano le serate a guardare una serie televisiva. A un certo punto arriva come ospite il bel figliolo di una loro amica e le signore incominciano a tentare approcci con il nuovo arrivato. Fine delle amazzoni, cominciano le donne.
Ora, questa commedia di un francese dalla scrittura brillante, ricca di humour e dai toni leggeri, parla in effetti di solitudine, di nubilato, di crisi dei quarant’anni. Ma Les amazones è finita in mano a Mario Scaletta che l’ha adattata per le platee italiane, evidentemente necessitose di pietanze teatrali più robuste, prosciutti, salami e vino in bocce dei Castelli. Le quarantenni si sono trasformate nel trio Bouchet – Cléry – Zanicchi, delle quali non è carino dire l’età e sostenere che siano fuori parte, però si sa che in Italia la gioventù finisce a sessant’anni e a quaranta si è ancora considerate delicate fanciulle in fiore. Avere scelto questi allegri fiorellini dello spettacolo nazionale non è neanche un’operazione commerciale, è una sfida alla recitazione. Le mitragliate di ciarle a cui si abbandonano indurrebbero gli ospiti di un camposanto a chiedere un po’ di silenzio. Sul bel figliolo e sull’omosessuale (rispettivamente Nicola Paduano e Giovanni Di Lonardo) non c’è giudizio che tenga. Infatti crolla. E della regia di Nicasio Anzelmo a questo punto non si sente necessità di dire: ogni limite ha il suo scherzo.

Marcantonio Lucidi,
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