“Doppio taglio”, di Cristina Gamberi, adattamento e interpretazione di Marina Senesi, regia di Lucia Vasini. Al teatro Due di Roma

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Donne ammazzate due volte

Molti giornalisti si dovrebbero vergognare. Doppio taglio – testo di Cristina Gamberi, adattamento e interpretazione di Marina Senesi, regia di Lucia Vasini – è un inesorabile, tranquillo, duro spettacolo di denuncia dell’idiozia, della superficialità, persino dell’involontaria complicità morale verso i vigliacchi assassini che le gazzette e in generale i media dimostrano quando parlano, scrivono e blaterano di femminicidio. Si esce dallo spettacolo infiammati di un’indignazione che l’ironia leggera, sorridente, femminile della Senesi amplifica fino a far ridere di rabbia e di costernazione.
Non sono solo i giornali italiani a essere coinvolti in questo cumulo di spazzatura scribacchina contro le donne ma anche quelli stranieri. Infatti lo spettacolo incomincia con il caso di Marie Trintignant, la figlia di Jean-Louis e di Nadine Marquand, nel 2003 ammazzata a pugni da un compagno il cui nome è un obbligo morale ricordare, Bertrand Cantat, leader del gruppo rock Noir Désir. La stampa francese fa passare questo criminale per un poeta maledetto e alla sua condanna a soli otto anni di carcere scrive che “vede la sua vita distrutta”. Il titolo di Repubblica del 1° agosto 2003 fu: “E’ morta Marie Trintignant attrice fragile e tormentata”. Occhiello del titolo: “Era in coma dopo una lite con il fidanzato Bertrand Cantat”. Nell’articolo si scrive di Marie: “Il suo tratto distintivo era la voce roca e bassa, dovuta alle tante sigarette che fumava”. Il tratto distintivo di quella poveretta è la voce da tabagista.
Lo spettacolo è l’adattamento teatrale di una ricerca accademica della Gamberi in cui viene analizzato il lessico e l’iconografia di riferimento utilizzati dalla stampa quando riporta notizie di donne ammazzate dai loro uomini. Lo sguardo mediatico è sempre o quasi coincidente con quello dell’aggressore e la vittima è di fronte. Non si vedono mai le cose dal punto di vista della donna. Quindi la Senesi illustra una serie di casi, per esempio quello di Barbara Cicioni, la donna di Marsciano in provincia di Perugia, soppressa nel 2007 quando era incinta di otto mesi. Si pensò a una banda di albanesi o di rumeni, s’andò avanti per giorni sulle prime pagine dei quotidiani locali con la storia dell’emergenza criminalità e della sicurezza. Quando si scoprì che era stato il marito, la notizia fu immediatamente sepolta nelle pagine interne di cronaca. Alla condanna definitiva all’ergastolo dell’assassino, uscì un pezzo di cui un passaggio è rivelatore: ”Chiusa la vicenda processuale, non quella umana. Quella umana invece segnerà per sempre tutti i protagonisti della storia”. E chi sono i protagonisti segnati? La donna prima di tutti? “A partire dai figli della coppia – prosegue l’articolo – Filippo e Niccolò che hanno perso una madre da piccolissimi e non vedono il padre da quando venne arrestato il giorno del funerale di Barbara. Passando per i genitori della vittima, Paolo Cicioni e Simonetta Pangallo a cui non restano che ricordi e un risarcimento da incassare disposto dalla Corte Suprema. Finendo con Roberto Spaccino che si è sempre dichiarato innocente e che chiede da tempo di rivedere i figli”. Finendo con Roberto Spaccino: ecco uno che soffre. Formidabile il titolo di un’agenzia di stampa italiana relativo all’omicidio di Reeva Steenkamp: “Il dramma di Pistorius”. E via di questo passo.
Lo spettacolo non è propriamente teatrale, anche se l’attrice sviluppa qualche idea scenica della regia – tira fuori ritagli di giornale dai dei catini, per esempio, e fa delle maschere. Un segno forte. Comunque l’intento dichiarato è quello di informare. Il teatro qui è inteso come luogo che facilita la comunicazione pubblica, come spazio in cui una platea indifferenziata ma non indifferente è convenuta per libera scelta ad assistere a un intervento urgente su un tema che investe la collettività. L’uso stesso del microfono lo segnala. Per le dimensioni del teatro Due non ve ne sarebbe bisogno ma dà alla performance un peso, la arreda fonicamente. L’attrice riesce comunque con un certo ritmo dell’eloquio a schivare il pericolo della conferenza, soprattutto nella seconda parte quando dalle comiche (e deprimenti) bestialità giornalistiche passa a una precisa analisi della rappresentazione della donna nei media. Come colonna sonora un inedito della cantautrice anglo-malese Tanita Tikaram appropriatamente intitolato “My enemy”. Come voci registrate Filippo Solibello e Marco Ardemagni, i conduttori del programma mattutino di Radiodue Rai Caterpillar AM: recitano titoli e passaggi di articoli dei giornali che vengono anche proiettati. Di modo che si capisca bene di cosa si sta parlando, donne ammazzate due volte, la seconda dai media.

Marcantonio Lucidi,
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