“Spirito allegro” di Noel Coward con Leo Gullotta, Valentina Gristina e Betti Pedrazzi. All’Ambra Jovinelli di Roma

Spirito allegro

Niente fantasmi, siamo inglesi

Spirito allegro di Noel Coward fu allestito per la prima volta al Piccadilly Theatre di Londra nel 1941, poco dopo la Battaglia d’Inghilterra, e fu attaccato da una parte della critica che non riteneva opportuno mettere in scena la storia di una morta che tornava dall’al di là richiamata da una seduta spiritica. Però la commedia ebbe molto successo e fu replicata 1997 volte. Questo è l’umorismo britannico, è la grandezza inglese: grace under fire, eleganza sotto il fuoco nemico.
Con un Leo Gullotta che non sembra al massimo della forma, per fortuna circondato da una buona compagnia di attori, Spirito allegro è attualmente in cartellone all’Ambra Jovinelli di Roma per la regia di Fabio Grossi che organizza lo spettacolo attorno a un sistema di scenografie virtuali e di effetti elettronici chiamato video-mapping. È la stessa tecnologia utilizzata per lo spettacolo di proiezioni sulla facciata di San Pietro l’8 dicembre scorso. L’effetto anche a teatro, dove questo sistema viene utilizzato per la prima volta, almeno in Italia, è piuttosto suggestivo ed efficace. Anzi, per una volta un marchingegno video arricchisce veramente la rappresentazione e non pare una specie di protesi infilata a forza da registi dubbiosi delle capacità evocative del teatro o peggio, poco abili a generare immagini sceniche. Per il resto Grossi, che con il video-mapping ha ottenuto atmosfere calde d’interno borghese britannico e risolto tutta una serie di problemi riguardanti le apparizioni del fantasma, si concentra su una messinscena di stampo tradizionale, molto rispettosa del testo e dei meccanismi stabiliti da Coward.
Tutto incomincia con Charles, scrittore di una certa fama, vedovo, risposato con Ruth, che decide di organizzare una seduta spiritica per procedere a delle verifiche necessarie al suo nuovo romanzo e invita a casa una coppia di amici, i coniugi Bradman, e una medium, Madame Arcati. Le sedute spiritiche erano di moda nella buona società, non solo inglese. Fatto sta che si presenta lo spirito di Elvira, la prima consorte dello scrittore, scomparsa da sette anni. Elvira naturalmente è il contrario di Ruth, quindi donna molto simpatica, spiritosa, allegra, sensuale malgrado sia un fantasma e ha la ferma intenzione di riprendersi il suo Charles. A questo punto è tutta di Coward la brillantezza dei dialoghi, delle situazioni, dei malintesi, basta seguirlo con mestiere e la commedia fila sui binari come fanno le pièces inglesi quando sono scritte da mani così esperte.
Ma Gullotta ha un’aria triste, dà idea di non amare il ruolo di Charles, di non sentirlo, di trovarsi come un Oreste Lionello costretto a imitare Winston Churchill. Recita con uno sguardo malinconico mentre attorno a lui gli altri interpreti si danno da fare per rispettare l’aggettivo “allegro” del titolo. Può invero trattarsi d’una serata male imbroccata, succede ai migliori attori, ma l’impressione è che Gullotta, pur senza errori clamorosi, non sia entrato nella parte. Betti Pedrazzi è Madame Arcati, Valentina Gristina lo spirito di Elvira, Federica Bern fa Ruth, Chiara Cavalieri e Sergio Mascherpa la signora e il signor Bradman, tutti apprezzabili, ma è la giovane Rita Abela nel ruolo minore della cameriera Edith a sfoggiare un bel talento comico.

Marcantonio Lucidi,
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