Ogni lunedì al teatro “T” di Marco Maltauro

il teatro T

Atti di resistenza teatrale

Ac’t’ing – esercizi di arte oscena, ogni lunedì sera al teatro “T” di Marco Maltauro, è un atto di resistenza teatrale. Tutto è gratuito: gli attori recitano per il loro piacere, gli autori scrivono per lo stesso piacere, gli spettatori non pagano il biglietto ed entrano liberamente per il piacere. La gratuità è un ottimo strumento contro gli arbitrii imposti al sistema di produzione dal potere, il quale controlla gli artisti e i cittadini principalmente mediante il denaro. Togliere di mezzo i soldi significa riconquistare spazi di libertà.
Esordisce Maltauro, regista di questi lunedì, parlando di attori che si lanciano nel vuoto delle parole di autori più o meno viventi. Ed in effetti la serata, un’ora e venti di monologhi surreali, comici, grottescamente tragici, è una prova d’attori di fronte a un pubblico che riempie un negozio con uscita su strada trasformato in teatro. Qualche proiettori e un po’ di candele bastano alla bisogna, Maltauro a un lato della scena fa una specie di regia all’improvvisa e organizza il traffico dei monologanti, spezzato da alcuni interventi di intellettualismo demenziale offerti da Giuseppe Lorin e da soliloqui di demenza intellettualoide rovesciati da Pier Paolo Fiorini. I personaggi lunedì scorso erano: la malata cronica d’ogni tipo di affezione; la filosofa tedesca morta e dimenticata che si lamenta perché i suoi saggi stanno alla biblioteca di Monaco posizionati così in alto da rendere necessaria una gru per arrivarci; un tizio che s’infervora per il problema più grave della nostra società, la mancanza di concentrazione dovuta alle continue e insopportabili e inutili distrazioni delle centinaia di sms e messaggi e notifiche che ognuno di noi riceve quotidianamente; una donna che passa da un lavoro all’altro fin quando non approda alle dipendenze di Paolo Donat – Cattin scomparso tre anni fa, che era figlio del ministro democristiano Carlo, fratello del terrorista di Prima Linea Marco, ma era soprattutto un impresario teatrale di indubbio valore; una coppia in crisi formata da un attore e un’attrice che litigano usando tutti trucchi e i vizi del mestiere, i toni, le pause, le voci di testa e le citazioni dal Dop, il dizionario di ortografia e di pronunzia, usate come strumenti di offesa.
C’è pure un momento dedicato a Pier Paolo Pasolini, visto che il 2 novembre di quest’anno cade il quarantennale della morte. Ma è una dedica delicata, al poeta che cantò il famoso glicine di meravigliosa mole che stava dentro Villa Sciarra, sull’angolo tra via delle Mura Gianicolensi e gli archi della villa alla fine di via Calandrelli. Tutta Monteverde lo conosceva, spandeva un profumo che stordiva mezzo quartiere. Lì vicino, a via Giacinto Carini 45, Pasolini visse fra il ‘56 e il ’63, e scrisse: “Io ero morto e intanto era aprile/ e il glicine era qui, a rifiorire/ Com’è dolce questa tinta del cadavere/ che copre i muraglioni di Villa Sciarra/ predestinato, prefigurato, alla/ fine del tempo che si fa sempre più avido…”
In fondo, anche Maltauro è un corsaro e usa il suo piccolo teatro come un brigantino per la guerra di corsa. Ma una guerra ironica, divertita, beffarda. Gratis et amore theatri.
Gli attori dell’altra sera: Chiara Catalano, Giorgia Ciotola, Rosanna D’Andrea, Gianluca Gasbarroni, Fabio Maffei, Barbara Mazzoni, Beatrice Messa, Hanad Sheik. Gli autori: Pier Paolo Fiorini, Sandra Sunseri e lo stesso Marco Maltauro.

Marcantonio Lucidi,
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